Perché mi sono dimesso dal Comitato scientifico del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah Meis di Ferrara

Il 12 giugno 2019 mi sono dimesso da componente del Comitato scientifico del Meis. Trascorsi alcuni mesi, ho riletto la lettera che inviai e continuo a essere convinto delle motivazioni che mi hanno spinto a quella decisione.

Ne pubblico il testo qui sotto, poiché ritengo utile che in Italia ci si confronti sul tema: quali esposizioni (temporanee o permanenti) sulla Shoah, per quale pubblico, con quali finalità, impostazioni, modalità. Tanto più che tutti auspichiamo che cittadini e soprattutto studenti le visitino, per apprendere e poter “considerare”.

In realtà dovremmo anche dibattere il tema generale della memoria della Shoah (come può dotarsene il giovane che non ne ha prima studiato la storia?), quello della proporzione tra l’attenzione dedicata alle vittime, ai persecutori e ai “giusti”, quello dei viaggi studenteschi ad Auschwitz (quali le motivazioni e quali i risultati del portarvi classi intere, o i più bravi delle classi, o coloro che si autocandidano?), e molti altri ancora.

Dal 23 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019, al palazzo del Quirinale a Roma, è stato allestito un “Percorso multimediale” intitolato “1938: l’umanità negata. Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz”. Io vi sono stato il 13 novembre. Il Percorso era articolato in ‘stanze’ (stazioni) organizzate multimedialmente, con video e audio di durata predeterminata: l’apertura delle porte di ingresso e di uscita avveniva a tempi fissi, il gruppo di visitatori doveva visitare e muoversi collettivamente.

Sulle pareti erano affissi documenti, ma la tempistica consentiva solo di prenderne rapida visione; comunque era una bella sovrapposizione d’uso di occhi e orecchi. Quanto al testo dell’audio, io ne ho registrato alcuni brandelli sul mio notes, senza aver tempo per gettarvi gli occhi e senza certezza di aver compreso/trascritto/memorizzato con esattezza.

Successivamente il Meis ha comunicato al suo Comitato scientifico di aver deciso di ri-allestire negli spazi ferraresi quel percorso multimediale, chiedendogli di valutare la possibilità di qualche integrazione laterale, magari dividendo il percorso in due sezioni.

A quel punto ho inviato la lettera che riporto qui sotto. Lo scriverla mi è costato, poiché per molti anni ho partecipato in vario modo alla gestazione e ai primi passi di quella bella ed essenziale impresa; ma ho ritenuto mio dovere farlo.


“12 giugno 2019

Cari tutti,

scrivo questa lettera con dispiacere.

Sono grato di essere stato chiamato a far parte del Comitato scientifico del Meis, su designazione del CDEC e su nomina del Meis.

Ritengo che ciò sia avvenuto per via di una mia certa conoscenza della persecuzione antiebraica nel Novecento e per via di una mia certa praticaccia di esposizioni e di didattica.

Questa conoscenza e questa praticaccia cozzano con l’allestimento nel Meis, dal prossimo settembre 2019, del Percorso multimediale “1938: l’umanità negata. Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz”.

Pertanto rassegno le mie dimissioni dal Comitato scientifico.

La mia divergenza intreccia vari punti:

Il Comitato scientifico non è stato interpellato sulla validità del suddetto Percorso. Prima che il Meis decidesse l’accettazione della donazione e l’impegno all’allestimento, non vi è stata la possibilità di presentare e discutere pareri favorevoli o sfavorevoli (ciò peraltro è già accaduto in altre vicende concernenti i miei suddetti ambiti).

Il Percorso, secondo la documentazione distribuita quando visitai il suo primo allestimento romano, è stato curato da un esperto di stampa/comunicazione e un esperto di trasmissioni televisive; non ho trovato menzione dell’apporto di esperti di storia, di didattica, di museografia.

Il Percorso emula proposte tipiche di trasmissioni televisive, mentre a un museo compete stupire anche differenziandosi dai formati offerti a un pubblico seduto sul divano di casa.

Il Percorso propone una visita articolata per ‘stanze’ con tempi obbligati di permanenza in ciascuna stanza, mentre una visita museale necessita di essere libera e autonoma, sia a livello individuale, sia a livello di gruppi guidati.

Il Percorso non suggerisce che tra i periodi della persecuzione dei diritti e della persecuzione delle vite vi fu un non semplicizzabile intreccio di fratture, permanenze e sviluppo.

Il Percorso dedica molta attenzione alle vicende post-8-settembre romane e quindi alle certamente gravi azioni naziste, negligendo il ruolo della Repubblica sociale italiana avvenuto in molte parti d’Italia, e forse a Ferrara più che altrove.

Il Percorso sostiene – in sonoro – che in calce al Manifesto fascista della razza del luglio 1938 “le firme nei giorni successivi arrivarono a quasi duecento” [*], mentre esse furono dieci, solo dieci. (in estrema sintesi, la recente aggiunta di due o trecento ulteriori firmatari finisce beffardamente per trasmettere il messaggio che gli intellettuali antisemiti dichiarati fossero abbastanza pochi) [*mi scuso se la trascrizione non è esatta, questi sono solo i vocaboli che ho potuto appuntare durante la visita a tempi obbligati].

Ciò sinteticamente detto, aggiungo che ho anche pensato alla possibilità di rimanere dentro il Comitato scientifico in un mio personale ridotto critico minoritario; ho però concluso di dover cautelarmi dalla possibilità che i visitatori, conoscendo il mio incarico nel Meis, desumessero frettolosamente una mia approvazione del Percorso. E una mia replica critica sarebbe imbarazzante per me e per il comunque nostro Meis.

 Auguro buon viaggio a tutti noi, cari saluti”

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